Con una leva proteggerò il mondo
Il conflitto russo ucraino ha dimostrato che nel caso di una “vera” guerra combattuta contro veri eserciti, e non la solita banda di talebani o l’impennacchiato esercito di qualche dittatore mediorientale, affidarsi ai soli professionisti non basta.
L’Italia ha sospeso il servizio militare di leva, che l’articolo 52 della nostra Costituzione definisce un “sacro” dovere, ma adesso si sta pensando si correre ai ripari per rimpinguare gli scarsi ranghi delle nostre Forse Armate. Ma come?
Possiamo ancora ricorrere alla leva obbligatoria? Ne abbiamo la possibilità logistica e organizzativa? O è possibile pensare ad altre soluzioni per addestrare tecnici e soldati da impiegare in caso di necessità?
Prima di tutto però occorre che l’opinione pubblica e la politica si interroghino sul ruolo e i compiti che competono alla Forza Armata, componente necessaria, anzi indispensabile, per la sicurezza e il benessere anche economico di un Paese.
Soprattutto è fondamentale prima di ogni altra azione comprendere che il tema della sicurezza e della difesa non è delegabile e neppure appaltabile. Si tratterebbe, almeno nel mondo occidentale, di una vera e propria rivoluzione culturale. Ma noi italiani, al di là delle proposte timidamente avanzate da questo governo, questa rivoluzione la vogliamo veramente?